L’articolo “Underground test of gravity-related wave function collapse”, realizzato da un team di ricercatori di cui l’Università di Trieste era capofila, e pubblicato su Nature Physics, è stato indicato da Science come seconda notizia scientifica più importante dell’anno 2020.

La ricerca pubblicata nell’articolo riguarda la meccanica quantistica e presenta i risultati della verifica del modello di collasso della funzione d’onda quantistica proposto dal Premio Nobel Roger Penrose.

Le misure sperimentali, effettuate con un rilevatore al germanio ultra-puro, si è svolta nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN, mentre il team dell'Università di Trieste si è occupato dell’analisi delle predizioni del modello teorico per il confronto con i dati sperimentali.

Il prof. Angelo Bassi, docente presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste e scienziato di riferimento a livello internazionale nel campo dei fondamenti della meccanica quantistica, ha coordinato il team internazionale che ha lavorato sulla ricerca citata da Science.

 

Cinque domande ad Angelo Bassi

1. Prof. Bassi: una bella soddisfazione! Si aspettava questo riconoscimento?

Onestamente no. Aver pubblicato la ricerca su Nature Physics era già uno splendido traguardo. L’articolo è uscito agli inizi di settembre e subito ha suscitato molto clamore sui social media. È già stato scaricato oltre 4500 volte e i suoi risultati sono stati riportati sui più importanti siti web scientifici. Ma onestamente non avrei mai pensato che Science ci inserisse al secondo posto tra le più importanti notizie scientifiche dell’anno. E la classifica riguarda tutta la scienza, non solo la fisica.

2. Lo scorso anno è stato definito dal New York Times "The rebel physicist", come si è guadagnato questo appellativo e l’attenzione della rivista?

L’appellativo è dovuto al fatto che nella mia carriera scientifica mi sono dedicato con perseveranza allo studio dei fondamenti della meccanica quantistica e al suo superamento. È una scelta coraggiosa perché contro-corrente, in quanto mette in discussione la stessa meccanica quantistica. Ma non ho mai avuto dubbi in merito. Arrivare sul New York Times è il risultato di venti anni di lavoro, premiati con la direzione di importanti progetti di ricerca internazionali, che hanno dato molta visibilità, assieme alle responsabilità connesse. 

3. La sensazione è che in questo momento storico la meccanica quantistica sia una disciplina che sta ricevendo una particolare attenzione. Secondo lei a cosa è dovuto?

Credo che ci siano due ragioni. Da un lato la meccanica quantistica ha la pretesa di spiegare, dal punto di vista fisico, com’è fatto il mondo, e capire il mondo che ci circonda è un’esigenza che tutti, non solo gli scienziati, hanno. La seconda ragione è che la meccanica quantistica è una teoria sfuggente, misteriosa per certi aspetti e non ancora del tutto compresa, e questo la rende ancora più affascinante.

4. Lei è tra i curatori della pubblicazione "Do Wave Functions Jump? Perspectives of the Work of GianCarlo Ghirardi", che celebra la memoria del Prof. GianCarlo Ghirardi. Che ricordo ha di lui?

GianCarlo Ghirardi è stato il mio primo maestro. Da lui ho imparato tutti i “segreti” della meccanica quantistica ed è stato lui a infondermi la passione per i suoi fondamenti. Ha formato generazioni di studenti che lo ricordano per la sua indiscussa profondità scientifica, entusiasmo nella ricerca, passione per la didattica. Ed è stato uno degli scienziati italiani più importanti a livello internazionale: un onore e un vanto per l’Università di Trieste e per la sua città. 

5. Lei è originario di un paese della provincia udinese e ora ha una carriera internazionale: come è iniziato e come ha coltivato il suo interesse per la fisica?

Sin da giovane avevo la passione per lo studio, in particolare per la fisica e la matematica. Andare all’università dopo il liceo (scelta non ovvia a quei tempi) per me è stato automatico. Ho scelto fisica perchè mi permetteva di coltivare la passione per lo studio e sin da subito mi sono interessato ai suoi fondamenti per capire il perché delle cose. Poi è stata una questione di perseveranza, determinazione, molto studio e molto lavoro: tutti elementi fondamentali che mi hanno permesso di costruire nel tempo un percorso di ricerca che si è imposto a livello internazionale.